“ A DIDA"
di Giuliano Cerutti

Benedetttta Beiso

Benedetta era il suo nome e pochi 1o sapevano: tutti la chiamavano. "a Didin" o "a Dida"
Nata nel 1881, morì a 7l anni. Viveva sola, nubile: spese una vita intera dedicata alla Chiesa raccogliendo l'offerta per le sedie in uso a quei tempi.
La sua figura robusta, nascondeva un'aria schiva e bonaria al tempo stesso; il suo parlare sopratono, tradiva una debolezza d'udito, mentre gli occhi sorridenti accompagnavano la sua parola arguta.
Per lunghi anni adempì l' incarico con estrema riservatezza; si muoveva tra i fedeli con modi lenti e graziosi; tendeva la mano ma non mendicava.
Le S. Messe, i Vespri, le Novene, i Tridui, gli Ottavari, erano i suoi appuntamenti amorosi con la Chiesa, dalla quale usciva ultima senza prima aver riordinato le sedie.
La ricordo avvolta nel scialle nero dirigersi verso casa a lenti passi, superata dai frettolosi passanti.
Vide passare guerre, rivoluzioni, distruzioni lutti e rovine, personaggi di ogni ceto e colore uomini veri e falsi; a tutti ha porto una sedia e nel suo gesto pareva dire "fermati, riposa".
L'ultima sedia la riservò per se stessa: era la fine dell'anno 1952. Morì, come visse: senza far rumore. Finiva con lei un'era di cose semplici di vera intimità paesana e di calore umano, dove tutti si riconoscevano solo col sopranome.
Nelle vie spuntavano le prime " boutique ", le insegne al neon, "carosello".
Benedetta Beiso era il tuo nome, " Benedetta " sei ora da Dio, per noi sarai sempre "a Dida".

Giuliano Cerruti classe 1925 nato a Spotorno