La maestra Laura Maggiorano
in un ricordo di Bruno Marengo
Sono passati più di cinquant’anni da quel pomeriggio di febbraio dell’anno 1954. Eppure, ho ancora davanti agli occhi la maestra Laura Maggiorano che entra in quell’aula delle vecchie scuole elementari di Via Berninzoni,

posta al piano rialzato dal lato dell’asilo. Era una signora dal portamento elegante che aveva passato la cinquantina. Non era la mia insegnante. Io, un ragazzetto di undici anni, frequentavo la quinta elementare, sezione maschile. La maestra Maggiorano insegnava nella sezione femminile. Allora, cosa ci facevamo, io ed alcuni miei compagni, in mezzo a tante ragazzine che ci osservavano incuriosite?
A quell’epoca, per accedere alle scuole medie bisognava sottoporsi ad un esame di ammissione che veniva subito dopo quello di licenza elementare ed occorreva una specifica preparazione. Gli esami da sostenere erano Italiano, Aritmetica e Geometria, Storia e Geografia.
Per questo, a Spotorno, era stato istituito un doposcuola curato proprio dalla maestra Maggiorano che aveva scelto per le lezioni l’aula dove lei, il mattino, insegnava alle alunne della quinta femminile.
 
L’insegnante della quinta maschile era il maestro Lanza, dai modi un po’ bruschi ma molto bravo nel suo lavoro.
Quel doposcuola aveva rappresentato un’autentica rivoluzione: ragazze e ragazzi insieme! A quei tempi, un’assoluta novità. Le ragazze erano in grande maggioranza e noi maschietti eravamo praticamente circondati.
La maestra Maggiorano, quel pomeriggio, entrò in aula tutta sorridente tenendo in mano alcuni libri ed un registro. Ci osservò e, notando subito che qualcosa non andava, si rivolse a noi ragazzi: “Perché vi siete seduti in questo modo? Non vi piacciono le ragazze come compagne di banco? Dovrete essere galanti e portar loro dei fiori”. Detto questo, ci fece spostare ed io capitai nella prima fila vicino ad una ragazzina che, visto il mio imbarazzo, mi sorrise. Sono passati più di cinquanta anni, eppure, quel sorriso l’ho ancora davanti agli occhi. Io le portavo dei fiori e lei divideva con me la merenda. Aveva portato da casa un libro “per ragazzi e giovinetti” della Paravia dal titolo Jagul e Pali, un racconto ambientato nella preistoria che aveva come protagonisti dei ragazzi. L’avevamo usato per esercizi di lettura a voce alta. L’ultimo giorno di doposcuola me lo regalò: “E’ per te… ho chiesto il permesso ai miei genitori…”.
Il ricordo della maestra Maggiorano è ancora così vivo perché nessun insegnante più di lei riuscì a trasmettermi la passione per la lettura e per lo scrivere; a farmi salire le scale della scuola contento e con la curiosità di quello che avrei scoperto in uno di quei pomeriggi da trascorrere con lei, nonostante che ciò significasse la rinuncia alla partitella di pallone nel campetto dell’Esperia, dove, sicuramente, stavano giocando molti miei amici. Lei, così severa, ci ha insegnato quanto sia educativa la severità, quando è accompagnata da senso di giustizia e amore per l’insegnamento.
Ho conservato, di quel periodo, alcuni quaderni con le sue annotazioni, i suoi giudizi. Quaderni a quadretti in cui tracciavo i bordi con una matita rossa o blu.
Scorrendo le pagine, si trovano temi, problemi, esercizi di geometria, di grammatica, riassunti, versioni in prosa, disegni a colori, dettati, testi di poesie, pagine dedicate al Risorgimento, al Manzoni, al Leopardi, al Parini.
Ricordo di quando ci parlava dei Promessi Sposi, “il romanzo dei romanzi”, dei “Ragazzi della Via Pal”, di “Ventimila leghe sotto ai mari”. Di quando cercava di spiegarci che il latino, che avremmo cominciato a studiare nelle medie, non era poi così terribile come si diceva. Noi ragazzi avevamo già “un’infarinatura” perché facevamo i chierichetti ed allora la Messa si diceva in latino. Il Vice Parroco, il buon don Quaglia, ci aveva fatto un po’ di scuola di “latinorum” cercando di spiegarci la differenza tra un accusativo ed un genitivo ed insegnandoci la giusta pronuncia nelle risposte da dare durante la Messa, il Vespro, le varie Funzioni. La maestra Maggiorano, sapendo questo, ci faceva pronunciare qualche parola in latino con rispettiva traduzione e noi ragazzi facevamo i “saputelli”: “Ora pro nobis”, “Agnus dei”, “Ad vitam aeternam”, “Deo gratias”, “Dies irae, dies illa”, “Fiat voluntas tua”, “Ave”, “Amen”, ecc. ecc.
Rileggendo sui quaderni il tema su Galileo Galilei o la versione in prosa “La cagnetta da salotto” del Parini mi sono reso conto quanto mi siano rimaste dentro quelle vecchie lezioni della maestra Maggiorano e quanto siano state importanti per la mia formazione.
Il tema su Galileo Galilei fu preceduto dalla visione di un documentario commentato dalla nostra maestra che ci parlò dell’ingiusto processo subito dal grande scienziato.
La versione in prosa “La cagnetta da salotto” fu preceduta da una lezione in cui la nostra maestra ci parlò della rivoluzione francese, dei cittadini uguali davanti alla legge, della differenza tra cittadini e sudditi, della fratellanza, dell’uguaglianza, della libertà. In quell’occasione, ci parlò delle “barbare leggi razziali” varate durante il regime fascista. Il suo era un insegnamento molto avanzato per quegli anni.
Sostenemmo l’esame di ammissione a “Villa Ada”, il rosso castello di fronte al mare, dove allora si trovavano le scuole medie unificate Spotorno/Noli. La preside era la professoressa Irma Russo Maccagno.
La maestra Maggiorano ci accompagnò ogni giorno compiendo con noi la lunga passeggiata che, partendo dalla Chiesa grande, in centro del paese, ci portava, passando per la Serra, al di là del Torbora, in territorio nolese. Durante il tragitto ci faceva fare del “ripasso” con domande sulle varie materie, cercando di toglierci la tensione da dosso con delle battute.
Sono passati più di cinquanta anni da quel doposcuola che durò solo pochi mesi. Eppure, quando osservo il rosso castello di Villa Ada o quando passo nei pressi dell’Asilo, dove sorgevano le vecchie scuole elementari, mi ritorna sempre davanti agli occhi l’immagine della maestra Laura Maggiorano, che ci parla di Galilei, della rivoluzione francese, delle leggi razziali, che ci invita ad essere galanti e a portare i fiori alle ragazze.
Questo è ricordo che ho della maestra Laura Maggiorano, che ho voluto scrivere come testimonianza di affetto e di ricordo nei suoi confronti e di tutti quegli insegnanti che ci hanno aiutato a crescere insegnandoci qualcosa di vero.
Bruno Marengo (classe 1943 nato a Spotorno)
|