L' avanzata nord-coreana fu arrestata soltanto a partire dal mese di settembre. Quando in ottobre le forze dell'Onu superarono il 38°  parallelo, contingenti di "volontari" cinesi intervennero in aiuto della Corea del nord. Alla fine del marzo 1951 le operazioni militari avevano raggiunto un punto morto e il fronte era stato ristabilito lungo il 38° parallelo. Il 10 luglio furono avviati i negoziati per porre fine alle ostilità. Le trattative si conclusero solo il 27 luglio 1953 con la firma di un armistizio. Il confine fra la Corea del Nord e la Corea del Sud veniva riportato lungo il 38 parallelo.

In questa situazione il "Norlanda" rientrò a Savona; al nonno venne chiesto di continuare i viaggi verso la Corea, ma con un carico non certo umanitario: armi che il governo italiano mandava mascherandoli come carico di sale. Giovanni non accettò e sbarcò il 19 ottobre 1950 rinunciando al premio paga che quei viaggi gli avrebbero fruttato in un momento difficile, quando non si poteva certamente rinunciare alle "palanche". Troppi morti aveva visto negli anni di guerra e non volle più contribuire a farne degli altri. Si consolò potendo finalmente conoscere lo zio Enrico, che, nel frattempo aveva già compiuto otto mesi. L' imbarco successivo fu sempre a Savona, il 9 febbraio del 1951 sul piroscafo "SAN MARCO IV °, naturalmente un liberty venduto dal governo degli Stati Uniti d' America alla compagnia "Fratelli Piaggio di Marco" di Genova.

Dal libretto di navigazione a pag 27 si possono vedere, oltre la data dello sbarco avvenuta a Venezia il 8 agosto del 1951, gli scali della nave che interessavano rotte del Nord e Sud America. Il "San Marco" dovette andare in cantiere, poichè alcune saldature non avevano retto e dovevano essere rifatte al più presto. Come già detto sopra, questo era il principale difetto dei liberty americani. I marinai preferivano di gran lunga, durante le tempeste, sentire lo scricchiolio incessante delle lamiere dei vecchi piroscafi con chiodi ribattuti, al silenzio delle strutture dei liberty, che, però, trasmetteva la paura continua al pensiero delle conseguenze che una saldatura strappata avrebbe potuto provocare. Non mancarono nemmeno in questo periodi situazioni di pericolo e timore, non dovuti più ai siluri o alle mine del periodo bellico e post bellico, ma al mare in tempesta che le navi dovettero affrontare molte volte durante le navigazioni.

Pag21