Pensava che al prossimo imbarco avrebbe potuto incontrare alcuni di quei marinai e sentire dalla loro voce il ricordo di quella tragedia. Sicuramente lo speronamento avrebbe tenuto banco nelle discussione fatte nel quadrato mensa a fine pasto. Giovanni pensava che per lui quei momenti sarebbero stati anche gli ultimi. Mancava solo un viaggio e poi il meritato riposo. Forse avrebbe provato nostalgia per quei giorni, ma la convinzione che era giunto il momento di staccare la spina era troppo forte.

Considerava anche che le tragedie, nostante le supertecnologie non erano state cancellate. I radar che vedevano con visibilità zero, non evitavano gli speronamenti. Rifletteva che gli acciacchi che avanzavano con l' età, facevano perdere la sicurezza, quella sicurezza indispensabile quando ci si trova su una nave in mezzo al mare. Giovanni decise: quello sarebbe stato l' ultimo viaggio, nostante le continue richieste degli armatori eredi Bibolini che lo volevano vedere imbarcato sulle loro navi. Troppo forte era anche il desiderio di stare con la propria famiglia, il desiderio di una vita regolare e tranquilla.

L' ultimo imbarco per Giovanni fu a la Spezia il 12 ottobre del 1967 sulla carboniera "Carlo Canepa", una nave che conosceva molto bene, su cui aveva navigato per ben 29 mesi e 25 giorni nei primi anni sessanta; mesi 12, giorni 20 fu la durata dell' imbarco. Il 31 ottobre del 1968 a sbarcò a Venezia

Giunse così per lui il meritato riposo, dopo anni ventisette, mesi due, giorni ventisette di navigazione su navi mercantili e anni quattro, mesi due di navigazione su navi militari. Il 1968 fu il primo Natale che trascorse a casa,il primo con i suoi figli; ultimo era stato quello del 1946. La vita da pensionato iniziò con la microforatura delle pagine del libretto di navigazione, che formarono la scritta "Pensionato", rendendole di fatto inutilizzabile. Dal foglio matricolare rilasciato dalla Capitaneria di Porto di Genova risulta una altra decorazione: "é autorizzato a fregiarsi del distintivo d' onore per i Volontari della Libertà". Il nonno non ne aveva mai parlato con nessuno di queste decorazione: per lui dalle guerre non uscivano vincitori ma solo sconfitti.