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Sul lato sinistro della galea vi era un “banco” in meno occupato dal focone, cioè la cucina di bordo, mentre
       sulla  passerella  centrale,  che  correva  da  poppa  a  prua,  si  muovevano  i  marinai  addetti  alle  vele    e  gli
       aguzzini  impegnati  a  “stimolare”  i  rematori.  Essi  erano  in  massima  parte  schiavi,  criminali  comuni,
       prigionieri  di  guerra  incatenati  al  banco  di  voga  notte  e  giorno.    Ma  i  rematori  potevano  anche  essere
       uomini liberi volontari a stipendio, chiamati bonavoglia, che tuttavia sopportavano le stesse condizioni dei
       condannati:  non  per  altro  il  termine  galea  generò  la  parola  italiana  galera.    Sembra  che  anche  alcuni
       spotornesi, spinti dalla povertà, scelsero di essere  dei bonovoglia, salvo pentirsene poi amaramente .

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