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Le rotte navali
Sui libri di bordo dei vascelli spotornesi è facile leggere nomi di scali che vanno dal Nord
Europa (Cardiff, Londra...) all’Oceano Indiano (Rangoon ...), dall’australiano New Galles (Newcastle)
al Nord o Sud America. Per quest’ultima i nomi dei porti più ricorrenti erano quelli di Montevideo
(Uruguay) , Buenos Aires ( Argentina), Valparaiso (Cile), Callao-Lima (Perù) tanto da coniare il
termine “Hornista”, sinonimo di capacità e coraggio, per tutti coloro che doppiavano Capo Horn. E’
questo la parte estrema del promontorio dell’omonima isola della Terra del Fuoco intorno alla
quale convergono le forze marine e atmosferiche provenienti dall’oceano Atlantico, dal Pacifico e
dalla corrente circumpolare antartica generando venti anche a 200 km/h e onde sino a 30 m. di
altezza. Da sempre il passaggio è, ieri come oggi, per le imbarcazioni a vela, sinonimo di pericolo: il
tributo in vite umane e in vascelli distrutti è stato grande nonostante la maestria degli uomini nel
pilotare una nave a vela!
Nonostante il pericolo, i commerci tra la sponda atlantica e pacifica del Sud America erano
proficui e numerosi e lo sono stati per tutte le marinerie europee sino all’apertura del canale di
Panama (1914). La forte emigrazione ligure in quelle terre, specie Argentina, Uruguay, Cile ne è una
testimonianza. Oggetto dei pericolosi trasporti erano carbone, grano, legname,ecc. Non ultimo il
guano, caricato nei porti del Pacifico come zavorra per il viaggio di ritorno e rivenduto come
fertilizzante.
I traffici molto più remunerativi in confronto a quelli di piccolo cabotaggio tra le sponde
mediterranee, hanno fatto parlare di “epoca d’oro dei velieri”, epoca intensa ma di breve durata
per il progredire delle nuove tecnologie e per lo scoppio della I^ guerra mondiale.
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