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Tra il 1866 e 1893 nel solo cantiere navale F.lli Cadenaccio furono varati 12 brigantini a palo
(nome derivato dalla particolare inclinazione del palo di bompresso, ideato appositamente per una migliore
manovrabilità dell’imbarcazione) di stazza mediamente variabile da 700 a 1200 tonn. e almeno 3
brigantini goletta di stazza più contenuta.
L’attività cantieristica, oltre ad occupare persone del luogo e stimolare il rientro in patria di
emigrati, richiamò molte maestranze specializzate provenienti da altri cantieri liguri, dai maestri
d’ascia ai capi cantiere.
Una indagine statistica rilevava già nel 1878 un incremento nella popolazione spotornese di circa
300 unità e ancora oggi molti cognomi del nostro paese sono originari di Voltri, Cogoleto, Camogli,
Varazze: sono i vari Baglietto, Fazio, Rosa, Rossi, Crovari,….
I cantieri spotornesi costruivano imbarcazioni veloci e filanti idonee a solcare mari e oceani
molto più tempestosi del Mediterraneo, erano interamente in legno, a tre alberi a vele latine e
quadre, ammirate e apprezzate per la loro bellezza e la perfetta esecuzione: le rotte oceaniche
erano ormai percorse regolarmente, movimentando merci da una parte all’altra del globo.
Ma la marineria italiana aveva potuto affacciarsi sugli oceani soltanto dopo il declino delle
potenze coloniali e la fine dei monopoli tenuti dalle grandi compagnie di navigazione che
viaggiavano protette dalle marine militari di uguale bandiera, contro le quali la marineria italiana
non poteva competere per la situazione geopolitica della penisola. E questo quando la rivoluzione
industriale stava progettando il passaggio dal legno al metallo per la costruzioni di navi e
l’abbandono delle vele a favore di altre forze propulsive, decretando di fatto la cancellazione dei
velieri dai mari!
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