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Spotorno e le costruzioni navali
Sino a poco più di 150 anni fa, nel ponente savonese e in particolare nel nostro territorio la
rete stradale era pressoché inesistente (il tracciato costiero della Via Aurelia, aperto ai primi del
1800, non era certo agevole quanto l’attuale) e la linea ferroviaria sarebbe entrata in esercizio
soltanto nel 1872: era inevitabile che i traffici di persone e cose avvenissero principalmente via
mare e che le economie dei paesi costieri fossero in buona parte basate su attività marinare se pur
integrate da attività agricole.
Nel 1400-1500 il porto di Savona vantava fiorenti traffici facendo da traino anche per le
località vicine. A Spotorno fonti di archivio dicono che negli anni 1451-1480 operavano 5 patroni di
lembo e 1 di barca, oggi li chiameremmo armatori. Si trattava di naviglio di piccolo cabotaggio
destinato a rotte mediterranee e costiere con equipaggi da 4 a 30 persone che, tuttavia,
garantivano un benessere economico alla Comunità spotornese. Si trasportava di tutto dai prodotti
alimentari (vino, olio, frutta) alle persone, dai laterizi al legno, dal pesce al sale. Anche il servizio
postale avveniva quasi esclusivamente via mare, considerata la via più veloce.
Con la caduta di Savona sotto il dominio genovese, l’interramento del suo porto (1528) e la
distruzione della città anche per Spotorno iniziò un lungo periodo segnato da povertà, carestie,
epidemie aggravato, in più, dal crescente fenomeno della pirateria e dalla condotta di francesi e
inglesi che, in competizione con Genova, bloccavano nel Mar Ligure i commerci via mare.
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